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Volere la fica 02


di Sitter
16.08.2022    |    17.825    |    4 9.6
"Scese dall'auto e si diresse verso casa a passo svelto, aprì la porta di casa, accese la luce ed andò dritto verso il soggiorno senza neppure togliersi le..."
Durante la festa per il suo compleanno Elena aveva ricevuto tanti regali dalle sue amiche e dai suoi parenti. Li aprì tutti dopo la torta che arrivò sul lungo tavolo da trenta posti e dopo aver fatto le foto vicino al bengala che faceva scintille sopra il tavolo. Il regalo di Gabriele tra quei pacchi e sacchetti decorati con fiocchi e nastri colorati non c'era. Era a casa sul tavolinetto del soggiorno perché lui voleva lo aprisse per ultimo una volta tornati a casa e lei accettò pur non capendo appieno quella scelta.

Tornando a casa il cuore di Gabriele batteva forte, più del normale. Pensò per un attimo di stare per fare una pazzia. Accarezzò l'idea di inventare una scusa e non farle aprire il suo regalo. Nel bene o nel male dopo che lei lo avrebbe aperto non sarebbe stato più possibile tornare indietro. Aveva paura. Poi però guardò sua mamma guidare, le guardò le cosce e poi le tette. Quando poi si soffermò sul suo viso ben truccato illuminato dalle luci dei lampioni e sui suoi capelli freschi di parrucchiere accarezzò istintivamente il cavallo dei suoi pantaloni. Sentì l'eccitazione rianimare il suo coraggio. Mentre sua mamma parcheggiò lui aveva già scelto di accettare il rischio per quanto grande fosse.

Scese dall'auto e si diresse verso casa a passo svelto, aprì la porta di casa, accese la luce ed andò dritto verso il soggiorno senza neppure togliersi le scarpe o allentarsi la cravatta. Vide il regalo sul tavolinetto di fronte al divano, lesse un'ultima volta il bigliettino allegato al sacchetto rosso col fiocco ed infine si sedette. Aspettò in silenzio sua mamma entrare in casa sapendo di essere sudato anche se il caldo non centrava. Dopo due minuti che sembravano infiniti Elena entrò.

"Ah ma sei già lì col tuo regalo! Ahahahahah... Arrivo Gabri!" disse lei che si tolse le scarpe e posò gli altri regali su un divano del soggiorno.

Il momento era arrivato. Dopo essersi seduta accanto a Gabriele la mamma prese il bigliettino per leggerlo. C'era disegnato un grosso cuore dentro cui era scritta la frase "Ti penso tanto mamma. Più di quanto immagini."

"Amoreee! Ma grazie! Che dolce che sei!" disse lei con la voce sfatta dalla contentezza.

Gli stampò un bacione sulla guancia e dopo avergli accarezzato la stessa con un tocco affettuoso della mano si accorse che Gabriele era emozionato come lei non lo aveva mai visto. Stava persino un po' tremando.

"Amore che c'è? Stai bene?"

"Sì sì mamma sto bene. Aprì il regalo però. È molto importante per me. Per favore aprilo. Poi ti spiego."

Elena si spaventò un po'.

"Va bene. Lo apro. Ma tu stai bene? Mi stai facendo preoccupare."

"Sì, sto bene ti dico ma aprilo."

Elena introdusse una mano dentro al sacchetto tenendo gli occhi su suo figlio quando poi posò lo sguardo su ciò che si ritrovò tra le mani pensò seriamente di avere le allucinazioni.

La confezione dei prodotti di ModaSessuale non lasciava molto spazio all'immaginazione. Sulla copertina frontale c'era una splendida modella mulatta con un corpo da favola che mostrava la parte frontale di quello striminzito completino bianco che aveva quella scollatura a dir poco vertiginosa e la semitrasparenza che faceva intravedere i grossi capezzoli della giovane ragazza.

Elena strabuzzò gli occhi e deglutì prima di avere la forza di guardare il retro della confezione dove ad aspettare le sue già sconcertate pupille c'era il rotondo e giovane culo della modella di prima. Posava con la schiena nuda e le natiche coperte pochissimo dai sottili laccetti che formavano il piccolo perizoma.

Elena restò immobile e confusa per alcuni attimi poi provò a darsi la sola spiegazione a cui voleva aggrapparsi.

"È uno scherzo! È senz'altro uno scherzo! È di cattivo gusto.... Non fa ridere... Deve essere uno scherzo. Per forza." disse a voce bassa. Poi guardò Gabriele che non riuscì a dire nulla.

"Dentro la confezione c'è il vero regalo. È così Gabri?" disse lei abbozzando un sorriso per invitare suo figlio a sorriderle di rimando ma Gabriele era come paralizzato e l'unica cosa che riusciva a fare era sudare freddo accanto a lei.

Elena aprì la confezione che era sigillata e quindi non poteva essere stata manomessa in alcun modo da Gabriele per farle un ipotetico scherzo. Lei però non volle badarci. Intrufolò la mano dentro e quando la tirò fuori vide nient'altro che il bianco poliestere di quell'osceno completino sexy.

Elena restò in silenzio per lunghi attimi che sembravano interminabili guardando incredula l'imbarazzante regalo fattole dal figlio. Gabriele ruppe quel silenzio irreale con una domanda.

"Vuoi provarlo mamma?"

"C-come scusa?" chiese lei sempre più scioccata. Si voltò piano verso di lui che nel frattempo si era avvicinato un po' di più. Vide il suo sguardo carico di eccitata apprensione e la sua camicia pezzata dal sudore.

"Provalo! Stai tranquilla che ti sta! Ho preso la tua taglia frugando tra le tue cose."

"Hai... hai frugato tra le mie cose?"

"Sì mamma! Io..."

Non finì la frase. Elena gli diede uno schiaffo così forte che gli fece girare la faccia. Quando Gabriele tornò a guardare di fronte a sé tenendosi con una mano la guancia colpita vide sua mamma che si era alzata in piedi con la mano pronta a dargli un altro ceffone se fosse uscito qualcos'altro dalla sua bocca.

"Sarebbe questo il tuo regalo? " chiese a voce alta lei sbandierando con rabbia quel completino sexy davanti alla sua faccia.

"Mamma io..."

"STAI ZITTO! " ruggì furiosa lei. "Nessuno mi aveva mai insultata così. Nessuno! Come ti sei permesso di fare un regalo del genere a me? Tua mamma! Come ti è venuto in mente di farmi i regalini come si fanno alle puttane? Come? "

"No mamma. Io..."

"STAI ZITTO!" tuonò lei. "Stai zitto che mi fai incazzare ancora di più. Invece di vergognarti hai il coraggio di parlare! Non ti riempio la faccia di schiaffi solo perchè se cominciassi non smetterei più. Non me lo sarei mai aspettato da te. Mai! "

Elena si tenne dal mettere le mani addosso a suo figlio ma la rabbia che aveva dentro andava consumata in qualche modo. Infilò entrambi gli indici delle sue mani per uncinare con le dita gli orli di quel peccaminoso completino bianco ed iniziò a tirare.

RIIIIIP

La mamma strappò l'indumento facendolo in due pezzi davanti agli occhi increduli del figlio che non aveva mai visto Elena sdegnata a quel modo. Lei gli gettò addosso i brandelli bianchi del completino ed anche la confezione ed il suo sacchetto.

"Riprenditi il tuo regalo di merda!" disse Elena con un tono acido di rivalsa.

"Mamma..."

"Stai zitto!" ripeté lei infastidita dalla voce mortificata del figlio. "Non voglio sentirti. Non voglio sapere niente. Non me ne frega. Ora io vado a letto. Prendo due gocce di sonnifero e provo a dormire. Da domani farò finta che stasera tu non mi abbia regalato nulla e che questo orrendo momento tra noi non sia mai successo. Vorrei che tu facessi lo stesso Gabriele. Buonanotte."

"Mamma io..."

"Stai zitto che è meglio!" ripeté ancora lei che si voltò per andare finalmente alla sua camera da letto ed evitare di piangere di fronte a lui.

Gabriele avrebbe potuto tacere e provare almeno un po' di vergogna ma non ne ebbe il tempo. Quando vide sua madre voltarsi lasciandolo solo sul divano si fece prendere dal panico. Temeva il domani ed il pensiero di vederla il giorno dopo delusa e distante da lui.

"Mamma! Non è come pensi." disse lui che si sporse oltre il poggiolo del divano quasi rischiando di cadere per seguire Elena con lo sguardo. "Tu non sei una puttana. Non l'ho mai pensato. Davvero. Mai."

Sua mamma non si voltò. Non lo stava ascoltando o forse non voleva più prestargli attenzione. Ancora pochi passi e sarebbe entrata nella sua camera da letto. Gabriele aveva disposizione ancora pochi secondi e buttò fuori nuove disperate parole.

"Ti ho spiata mentre facevi la doccia."

Elena si bloccò proprio sulla soglia della sua camera, aveva appena impugnato la maniglia della porta.

"È da quando siamo andati al mare da soli tu ed io che ho iniziato a guardati in un modo diverso. È da quel giorno che ho iniziato a sperare. Perchè sei mia mamma e se ti chiedessi un favore del genere tu prima o poi mi aiuteresti. Anche se non sarebbe giusto. Anche se non si potrebbe fare."

"Un favore? Che favore?"

Elena aveva iniziato a capire ma volle credere di stare fraintendendo le parole di suo figlio perché non poteva essere che lui le stesse facendo un discorso del genere. Si voltò per dare a Gabriele l'ultima occasione di spiegarsi. Era la sua generosità di madre a suggerirle di farlo. Dovette pentirsi.

Gabriele si alzò in piedi e prese più fiato e coraggio che poté.

"MAMMA! IO TI VOGLIO SCOPARE!" urlò lui.

Elena non poteva accettare quelle parole, non poteva non reagire. Tornò verso di lui con passi pesanti e stizziti guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo a dir poco torvo.

"È così difficile frequentare le ragazze... Non mi vogliono. Non me la danno. E io ho vent'anni e sono ancora vergine."

Gabriele continuava a parlare e lei che voleva solo che lui stesse zitto stava per sollevare una mano e dargli un altro schiaffo quando però guardò la patta dei suoi pantaloni si fermò. La scioccò constatare che a suo figlio venivano delle erezioni pensando a lei. Non seppe cosa fare. Volle solo troncare la discussione e far tacere suo figlio che non smetteva più di parlare.

"Non lo diremo a nessuno. Vedrai. Sarà un nostro segreto."

Elena si lasciò guidare dall'istinto. Fece partire una ginocchiata che finì dritta tra i coglioni di lui che si accasciò perdendo finalmente il fiato per le sue parole. Lei sì senti meglio. Si voltò lasciando Gabriele in ginocchio con le mani occupate a coprire i suoi testicoli dolenti e con la sua sessualità piena di problemi.

"Mamma..." sussurrò lui che avrebbe voluto avere più voce per chiamarla.

Elena spense la luce lasciandolo solo al buio in soggiorno. Lo sentiva frignare e lamentarsi ma non le importava. Entrò in camera sua e chiuse la porta. Poi esitò un attimo e decise di fare un gesto che mai avrebbe immaginato di fare vivendo sola con suo figlio. Diede una mandata a chiave.
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